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Odisseo

E' Atena stessa ad ispirare a Penelope l'idea di sottoporre i proci ad una gara di tiro con l'arco e lei, dato l'annuncio, si reca personalmente alla camera in cui è custodito l'arco con la sua faretra, per staccarlo dalla parete cui è appeso da venti anni. Non a caso Omero descrive con dovizia di particolari persino la porta della stanza e la chiave con cui la aprirà. Penelope ha custodito religiosamente l'arma con cui Odisseo rivelerà la sua potenza, la concentrazione di cui è dotato, la forza che la protezione degli dei gli concede.
Lo strumento con cui il vero essere di Odisseo doveva svelarsi non poteva che essere custodito in una stanza segreta, conservato e protetto da lei, dalla sposa-anima che sempre attende.

Le altre armi sono state già occultate da Odisseo che, con l'aiuto di Telemaco e guidato dal suo Sè superiore, la divina Atena, ha sgomberato la casa dalla possibilità che i proci (simbolicamente i suoi nemici interiori), possano opporsi all'epurazione che sta per avvenire.
I nemici sono stati guardati, uno per uno; l'eroe è ormai pronto ad eliminarli. Sono tanti, molti di più dei quattro in tutto (padre, figlio e i due servi fedeli: Filezio ed Eumeo) che si preparano al lavoro di ristabilimento della giustizia, eppure stanno per essere sconfitti, eliminati.
Odisseo lo merita, il suo percorso iniziatico è sulla giusta rotta, vicinissimo alla meta.
Il mistero della sua forza era racchiusa in quell'arco, nella stanza segreta della sua casa, la cui chiave era custodita dalla sposa. Possono passare anni ma ciò che ci spetta continua ad esistere, ad...aspettarci.
Nessuno può impadronirsi di qualcosa se non gli appartiene, almeno non per molto.
Nessuno dei 'piccoli io' che ci abitano e vorrebbero sopraffarci, proprio per il loro essere presuntuosi e prepotenti (quindi non 'veri'), può fare il lavoro del 'padrone di casa'!
I proci, giovani e forti, non riescono neanche a tendere quell'arco; lo scaldano, lo ungono, lo provano, tentano di rimandare all'indomani... Quante volte dentro di noi le voci di pigrizia, avidità, prepotenza, vanità parlano tra loro bloccando la nostra crescita, ostacolando le scelte giuste che solo il sacro, vero Essere che ci inabita è in grado di fare? Tutto è vano se non viene dal Vero. Nessun ego presuntuoso, nessun piccolo io arrogante, nessuna vocetta polemica, nessuna forza 'ladra' delle nostre forze può compiere l' “opera”, la Grande Opera di trasmutazione, di conquista del 'centro'! Per uscire dalla periferia della realtà bisogna essere eroe, aver superato gli ingorghi del traffico che creano i falsi io e divenire tutt'uno con la Realtà. A quel punto non ci sarà sforzo, nè desiderio avido ma tutto avverrà così come deve avvenire, così come gli dei (le energie dell'universo) hanno predisposto per noi.
Dodici scuri vengono allineate per la gara. Come non ricordare le dodici stalle messe in cerchio dal servo fedele? Dodici è il numero simbolico per eccellenza delle prove da superare: Odisseo stesso, come Eracle, ha superato 12 prove: le esperienze con Ciconi, Lotofagi, Polifemo, Eolo, Lestrigoni, Circe, Ade, Sirene, Scilla e Cariddi, vacche del Sole, Calipso e... Itaca!
Sì, la prova finale è quella più complessa e articolata: perchè Itaca è lui, il suo spazio interiore, quello più vicino, quello più difficile da oggettivare! Non a caso Omero dedica tutta la seconda parte del poema ad un Odisseo che, quando sembrerebbe 'arrivato' (ricordiamolo: è solo un 'iniziato'), si trova davanti proprio ai 'problemi di casa sua'; non sono le colorite avventure del vagare per mare, sospinto da Poseidone, re dell'inconscio...qui ad Itaca si tratta di un tipo di lavoro più raffinato: confrontarsi non con i nemici dichiarati ma con gli usurpatori, quelli che stanno lì lì per portarci via tutto ciò che appartiene a noi.
I proci sono principi, giovani e forti, e in grado di allearsi tra loro, usano le forze della casa (i servi infedeli), mangiano il cibo del padrone! Apparentemente avrebbero maggiori chances di vittoria del povero e vecchio mendico che è ora Odisseo, aiutato da un ragazzo e da due anziani servi...
L'occhio aperto e consapevole dell'eroe è invece ormai tutt'uno con la volontà divina: ha seguito passo passo la voce di Atena ed ora è addirittura Zeus che gli fa comparire (lì sul tavolo, fuori della faretra in cui sono le altre!) la freccia con cui farà centro.
La forza che lo pervade gli fa tendere facilmente l'arco; la perfetta concentrazione gli fa prendere la corretta mira; lo slancio tempistico gli fa fare centro.
Ha superato le dodici porte iniziatiche, stavolta allineate, non in circolo. E' uscito dall'eterna giostra della vita, dalla ruota del karma, dalla cintura zodiacale con le dodici prove da superare.
Solo lui, lì, in quella casa, poteva fare ciò che ha fatto; così come solo Artù poteva estrarre la spada dalla roccia, così come solo Cenerentola poteva calzare 'quella' scarpina. Le fiabe e i miti nascondono tesori di saggezza!
Ognuno di noi ha il suo arco, la sua spada, la sua scarpa. Non esistono prescelti: da soli scegliamo se girare in tondo, restando in periferia, o ritrovare MEMORIA DI SE', mirando al centro!

a L'uomo dai mille patimenti
a Telemaco
a Seguire la traccia di sé
a Struggersi di nostalgia
a La tela, parabola della vita
a L'ultima purificazione
a Lo scrigno di Arete
a Superare Polifemo
a Eolo: l'otre dei venti
a Kirkos, la spirale del falco
a La discesa agli Inferi
a L'albero e la porta
* Legato all'albero della nave
* Scilla e Cariddi
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* I doni della coppia regale
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a Le dodici porte
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