IL FIUME COME VIA, VERITA', VITA

Molti i fiumi che compaiono nelle tradizioni sacre e/o mitologiche. Il fiume portatore di vita, sulle cui sponde nascono le civiltà, ma anche elemento di collegamento tra l’Alto e il basso, si presta a rappresentare lo scorrere delle energie, spesso proprio delle forze della creazione che, provenendo dal mondo ‘di sopra', scendono a dare vita, a nutrire, a creare mondi.

I fiumi possono però anche essere un modo per appropriarsi, bagnandovisi o bevendo la loro acqua, delle caratteristiche e dei poteri che essi possiedono. Ricordiamo Teti che immergeva Achille nello Stige per fornirgli l’immortalità o Àfrodite che recuperava la verginità bagnandosi nella fonte di Pafo.

In alcune lamine d'oro della tradizione orfica, ritrovate anche recentemente in Grecia e nel sud Italia, si leggono brani poetici che incitano il defunto che sta per reincarnarsi a bere poca acqua nel fiume Lete, che lo porterà alla dimenticanza e bere molto invece al lago della memoria, Mnemosine, affinché la dea gli ricordi la sua iniziazione ai misteri in modo che, nella vita che sta per affrontare, ne faccia buon uso.

Nella mitologia norrena si narra che, da Niflheimr, il mondo del gelo e della nebbia, siano scesi fiumi di ghiaccio che, via via riscaldandosi, hanno dato origine a Hevegelmir, il luogo intermedio da cui sgorgano tutti i fiumi che scorrono nel cielo (come non pensare alle ‘acque di sopra’ della genesi! Vedi articolo precedente), nella terra e negli inferi. Si narra poi di fiumi che scorrono sulla terra degli dei e in quella più in basso degli umani, fino ad arrivare alla descrizione dei fiumi malefici, quelli degli inferi.

Anche nella mitologia greca, poi ripresa da Dante, si parla dei fiumi infernali o comunque dell'aldilà: Stige, Cocito, Acheronte, Flegetonte, Lete, portatori rispettivamente di odio, lamento e freddo, dolore, distruzione e fuoco e… dimenticanza, l’ultimo, il Lete , che Dante colloca in cima alla montagne del Purgatorio.
La presenza di fiumi nei vari livelli del creato e… del non creato, in quanto al di sopra del conoscibile, è caratteristica anche della tradizione giudaico-cristiana.

“…un fiume usciva dall'Eden per irrigare il giardino, poi di lì si divideva e formava quattro corsi… Pison… Ghicon… Tigri… Eufrate…” (Gen 2,8)

L' unità si divide e diventa quattro, il numero che corrisponde al mondo materiale. Alla fine dei tempi è però prevista una riunificazione meravigliosa:
“Mi mostrò poi un fiume d'acqua viva limpida come cristallo, che scaturiva dal trono di Dio e dell'Agnello. In mezzo alla piazza della città e da una parte all’altra del fiume si trova un albero di vita che dà dodici raccolti e produce frutti ogni mese…” (Ap 22,1-2)

Nell’Eden gli alberi erano due… Avendo conosciuto il ‘bene e il male’, cioè il mondo della dualità, l'umanità avrà poi nutrimento da un solo albero: l' Albero della Vita, l’Albero che è tra le rive, che sormonta le due sponde ergendosi come ponte, tutt’uno con il fiume che attraversa la Gerusalemme Celeste.

MEDITAZIONE CON I COLORI
Contemplo il 4 santificato, la materia di cui sono fatto, i quattro lati della Gerusalemme Celeste. Contemplo il 12 come realizzazione preziosa della nuova struttura del mio essere, in cui ogni lato del quadrato ha per fondamenta 3 pietre preziose. Ricordando che io sarò quella Gerusalemme e che le mie porte ( i dodici orifizi del mio corpo) possono essere perle… traccio con dodici colori a cera il recinto della città, evocando i preziosi colori delle pietre, poi sul foglio bagnato lascio scorrere il colore come un fiume e faccio sorgere su di esso un albero.

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