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LA CATTURA DI CERBERO
...visitare i 'propri' inferi...

L'ultima fatica, la più 'impossibile': scendere agli inferi e catturare il terribile cane a tre teste che ne è alla guardia. La bestia aveva il corpo pieno di serpenti velenosi e la sua coda terminava con una punta a freccia. Era temuto dai vivi e dai morti. Sappiamo che prima di accingersi a questa impresa Eracle si reca ad Eleusi per prendere l'iniziazione ai misteri, deve purificarsi degli errori commessi e imparare qualcosa sulle divine circostanze che governano il mondo superiore e quello sotterraneo.

Leggiamo il racconto mitologico:

Euristeo diede a Eracle l'ordine di recarsi nel regno degli inferi e di rubare il temibile Cerbero, che ne custodiva l'accesso. Ermes, al quale Zeus aveva affidato il compito di condurre i morti nel mondo sotterraneo, guidò Eracle nel regno di Ade, mentre Atena rimaneva vicino all'eroe per rassicurarlo.

Aveva accanto una guida (Ermes) e un sostegno (Atena). La dea, simbolo del sè superiore, gli è accanto da tempo, precisamente dal momento che ha deciso di intraprendere il percorso del risveglio alla divinità che gli appartiene. Ermes, 'psicopompo', conduttore delle anime, gli permette di varcare l'invalicabile, il mondo inaccessibile ai vivi; può farlo proprio perchè Eracle ha già superato undici prove e, soprattutto nelle ultime due (i buoi di Gerione e il giardino delle Esperidi) ha già varcato i confini del 'non plus ultra'. Ora l'ultimo ostacolo è superare la paura della morte.

Giunto allo Stige, Eracle persuase il cupo Caronte a fargli passare il fiume. Messo piede sulla riva infernale, l'eroe vide avvicinarsi delle ombre; stava già per scoccare una sua freccia, quando Ermes lo dissuase e gli garantì che non aveva niente da temere dai morti.

Ciò che è morto resta tale. Non è contro ricordi e fantasmi che c'è da combattere. Eracle ora deve affrontare la bestia 'viva' creata dal suo ego, dagli errori commessi da lui e...da quelli accumulati dagli altri umani! CERBERO è il gigantesco GUARDIANO DELLA SOGLIA dell'umanita'. E' la bestia terrificante, ma in fondo fatta di niente, costituita di soli materiali bui, che spariscono di fronte alla Luce. La somma degli elementi repressi e indesiderabili di 'tutta' la storia personale crea una sorta di entità che vuole sopravvivere. E' fatta di sostanza emotiva di basso ordine; depreda energia approfittando di momenti di paura, preoccupazioni, rabbia. Tutta l'umanità, da sempre, inconsapevolmente si sottopone a questa 'emorragia' delle proprie forze. Gli elementi repressi devono essere nuovamente resi coscienti. E' per questo che la 'discesa agli inferi' viene spesso paragonata alla psicanalisi.
Lo sconosciuto può far paura. Se apro gli occhi e 'vedo' mi accorgo che proprio la barriera che ho creato tra il mondo di sopra e quello di sotto mi porta a credere che il mostro possa divorarmi. Può farlo se resto nelle tenebre dell'ignoranza e del mio sentirmi diviso, ma se entro nel buio ad occhi aperti...con Atena , luce della consapevolezza del mio essere divino, ed Ermes, colui che collega i mondi, il pensare puro che mi permette di intuire l'unità...allora sono pronto a sfidare il signore dell'Ade e il suo guardiano!


Alla fine l'eroe incontrò Ade in persona. Il signore degli inferi gli rifiutò il passaggio. I due incominciarono a battersi. Eracle ebbe la meglio, tirò una freccia e Ade cadde a terra, colpito ad una spalla. Egli allora autorizzò Eracle ad impadronirsi di Cerbero, servendosi però delle sole mani, con indosso solo la pelle di leone e la CORAZZA*. Eracle afferrò quindi il cane mostruoso per il collo e lo strinse alla gola finché quello si arrese. L'animale cercò ancora di colpire l'eroe con la coda, che terminava con un dardo, dopo di che, visto che Eracle non mollava la presa, si lasciò incatenare. Atena si teneva pronta a riportare di nuovo l'eroe sull'altra sponda dello Stige e si mise personalmente ai remi. Euristeo rimase così sorpreso nel vedere ritornare Eracle vivo col mostro dalle tre teste terrificanti, che provò una paura atroce e si rifugiò quindi una volta in più nella giara di bronzo, il suo nascondiglio prediletto.

Sappiamo che Cerbero, una volta catturato, fu poi ricondotto negli inferi: altri eroi dovranno avere il coraggio di affrontarlo e catturarlo...forse noi stessi prima o poi varcheremo quella soglia! Ovviamente potremo farlo solo se saremo protetti da una (*)'corazza'...il che non vuol dire una difesa qualsiasi ma i colori purissimi della nostra aura. Si va nudi davanti alla prova finale! Il peso della nostra anima dovrà essere leggerissimo, come quello della piuma che Anubi, negli inferi degli Egizi, usava per pesare la purezza del cuore dei trapassati. Interessante notare come Eracle si permetta di lanciare una freccia alla spalla del dio degli inferi; ancora più interessante notare come, proprio dopo questo gesto così deciso, diretto, irriverente, Ade gli permetta di affrontare il cane a tre teste. Gli dei sono fieri del coraggio dell'uomo-eroe: lanciare una freccia ad un dio vuol dire mirare dritti a ciò che si vuole raggiungere (ricordiamo come Helios, anche lui colpito da una freccia di Eracle che cercava i buoi di Gerione, gli abbia poi fornito proprio la coppa d'oro su cui navigare). Le teste di Cerbero sono tre. Tre erano i pomi d'oro del giardino delle Esperidi, la fatica precedente. Probabilmente tre sono i modi oscuri per creare e rafforzare questo mostro tricefalo dell'oltretomba: contavvenire alla produzione di bene nelle tre modalità possibili che abbiamo: con i pensieri, le parole, le azioni.

MEDITAZIONE CON I COLORI
Dipingo tre cerchi con colori che simbolizzino le tre modalità che ho di operare nella realtà: il viola per la sfera del pensiero, il verde per ciò che concerne la parola, l'arancio per simbolizzare l'azione. Li riempio, con i pastelli, di segni casuali, intricati, significanti le strade confuse che si percorrono. Affronto le 'tre teste' che ho creato circondandole con gli stessi colori ma allo stato puro, trasparente.

Patrizia Favorini

Cerbero Cerbero Le cavalle di Diomede
Cerbero Cerbero Cerbero Cerbero