“ C’era una volta un povero taglialegna che abitava davanti a una gran foresta con la moglie e i suoi due bambini. Il maschietto si chiamava Hansel, e la bambina, Gretel…
La formula di apertura ‘C’era una volta..’, come in ogni fiaba, caratterizza un’epoca senza tempo che possiamo sentire dentro di noi come un eterno presente.
La ‘gran foresta’ la interpretiamo come il luogo dove ognuno di noi si può perdere; la ‘povertà’ che opprime la famigliola dà luogo allo svolgersi degli avvenimenti, che possiamo leggere come un processo di trasformazione.
La foresta rappresenta il momento della nostra vita in cui le cose cominciano a mutare ma anche dove l’oscurità interiore viene affrontata, dove viene “risolta” l’incertezza tra la volontà di cambiamento e l’inerzia. La povertà è un problema, una situazione di disagio che spinge ad allontanare le persone dal luogo di origine, alla ricerca di ciò che manca: non c’è PANE abbastanza, manca il nutrimento per crescere; la madre-matrigna apparentemente ignobile nel suo comportamento anaffettivo, svolge in realtà una funzione dinamica: spinge i bambini ad avventurarsi in nuove dimensioni, irte sì di prove, ma che porteranno alla crescita e all’acquisizione di un premio.
I protagonisti, in quanto relativamente indifferenziati, rappresentano le nostre due componenti, maschile e femminile nello stadio di una non ancora intrapresa avventura di trasformazione; potrebbero rappresentare l’androgino primordiale, l’umano quando appena era iniziata la separazione dei sessi. Ogni mancanza, ogni prova dà origine a un nuovo movimento che permetta di agire nel mondo e di sperimentare la vita seguendo la spinta incessante del bisogno di USCIRE DALLA SOFFERENZA. Entrare in una foresta, passarci la notte, è come imbattersi nella caverna che ognuno porta in sé, ossia nell’oscurità che si trova dietro la coscienza; all’inizio l’ostacolo è sempre caratterizzato da un vicolo cieco o da una situazione impossibile, ma il suo scopo è di essere superato per condurre a un’illuminazione o ad una coscienza più elevata.
Nella prova però non siamo mai completamente ‘abbandonati’ come sembra: ad esempio è da notare che, nonostante l’atto crudele che compiono, i genitori si preoccupano di lasciare i bambini accanto ad un fuoco. Anche noi umani, quando ci sentiamo soli e con una dura prova davanti, non possiamo non percepire una fiammella dentro di noi, la scintilla della consapevolezza che ‘qualcosa’ si può fare. L’amore e la saggezza cosmica vegliano su di noi, anche se non possono intervenire in quanto dobbiamo poter usare le nostre risorse, prima fra tutte quella del libero arbitrio.
La voglia di tornare indietro, la paura di perdersi, il bisogno di restare in situazioni rassicuranti anche se non più adeguate (il cibo non basta!) possono a volte impedire il processo di crescita: i bambini per due volte hanno tentato di lasciare dei segni che permettessero il loro ritorno a casa: i SASSOLINI BIANCHI che, illuminati dalla luna, avrebbero potuto mostrar loro la strada del ritorno assolvono il loro compito ma per loro, per noi, per l’umanità tutta, non è quello il ritorno a CASA! La LUNA rappresenta il passato, l’infanzia, il vissuto notturno e onirico che durante il sonno sempre ci fa tornare in quella dimensione misteriosa da cui abbiamo tratto origine; tornare lì ogni notte è un ristoro per le nostre anime; lì il PADRE (il Principio da cui proveniamo) ci riabbraccia e ci ridà un po’ di forza e di MEMORIA DI NOI STESSI, della nostra preziosità, ma poi è costretto a lasciarci seguire l’ineluttabile legge dell’evoluzione. Noi, come i due fratellini della fiaba, ci sentiamo abbandonati ma in noi c’è la possibilità di farcela.
Hansel e Gretel sono sottoposti ad una vera e propria INIZIAZIONE. Il pericoloso LABIRINTO-foresta in cui girovagano Hansel e Gretel non va percorso a ritroso ma andando avanti, un po’ come quei labirinti raffigurati nelle cattedrali in cui l’uscita è nel centro, nella realizzazione spirituale.
Le BRICIOLE DI PANE sono il secondo tipo di segni che i bimbi lasciano lungo la via; anch’esse fungono da segnale quando la prova si fa più dura (la madre-matrigna ha chiuso la porta, e con essa la possibilità di rifornirsi di sassolini) ma scompaiono presto, mangiate dagli UCCELLI! Quel pane era la razione giornaliera di Hansel…il bambino ha rinunciato al suo nutrimento, a qualcosa che doveva diventare una parte di sé, e ora vede che è stata divorata! Chi sono questi volatili se non I NOSTRI PENSIERI che ci consumano energia vitale?
Ma ecco che compare un altro tipo di uccello, è BIANCO, rappresenta il pensiero capace di seguire l’INTUIZIONE e li conduce alla prova successiva. Ricominciarono a camminare, ma la foresta si faceva sempre più fitta, se in loro aiuto non veniva nessuno sarebbero morti di fame. A mezzogiorno videro su un ramo un bell’uccellino; era bianco come la neve e cantava così bene che si fermarono ad ascoltarlo. Quando ebbe finito di cantare, agitò le ali e volò dinnanzi ai due bambini che lo seguirono e arrivarono così a una casetta sul cui tetto l’uccello si posò…
La casetta è di PANE, ricoperta di focaccia, ma le finestre sono di zucchero finissimo: è l’acquisizione materiale di cui hanno bisogno: cibo, riparo, piacere, riposo. Nella nostra vita di tutti giorni c’è questa casetta; simbolicamente rappresenta proprio la seduzione della MATERIA, elemento di cui abbiamo bisogno, meraviglioso, ma anche pericoloso perchè può renderci SCHIAVI (come accade a Gretel) e PRIGIONIERI (come Hansel)…c’è anche il rischio, ed è quello che corrono i fratellini della fiaba, di essere divorati…proprio come è successo alle bricioline di pane.
Inizialmente mangiano a sazietà, sono felici; la ‘nonnina’ prepara loro anche una bella cena e bei lettini su cui riposare, ma al mattino… Hansel viene rinchiuso in un’inferriata, non può più muoversi, la sua unica missione è ora quella di “diventar grasso”. Gretel non ha più tempo per piangere e disperarsi, deve darsi da fare, risolvere i suoi compiti della giornata: “prendere acqua e cucinare per il fratello”. La reazione iniziale dei due è molto simile: la paura, la resistenza, l’essere in una cruciale tappa evolutiva. “Hansel urlò con quanto fiato aveva e Gretel pianse tutte le sue lacrime”. Spesso le tappe o gli episodi salienti della vita sono segnati da resistenze e paure. I due fratellini si rassegnano, non urlano più: intervengono la pazienza, l’accettazione di compiti ingrati, l’intelligenza(l’ossicino di pollo che Hansel offre al posto del suo dito, l’astuzia con cui Gretel fa infilare la strega nel forno) e il coraggio (la decisione con cui la chiude dentro a bruciare).
Hansel e Gretel hanno saputo annientare quella parte di sé, rappresentata dalla strega, che vuole mangiare la nostra libertà e la nostra vita. Dice la fiaba che la vecchia non ci vedeva bene: il nostro ego inferiore è miope, incapace di vedere davvero (scambia un osso per un dito) , è vecchio e sorpassato ma vuole nutrirsi di teneri bambini per continuare ad esistere, è anche limitato, non comprende le cose nella loro interezza: nell’arroganza di sentirsi padrone non capisce il disegno intelligente di Gretel di fingersi incapace di accendere il forno; cade nel trabocchetto!
La prova è superata, il buio sconfitto. Il fuoco consuma la strega-guardiana di quella casa, che solo apparentemente era sua, in realtà eredità predestinata ai due bambini. Liberata la casa dal male i bimbi trovano ovunque GEMME e PERLE, preziosità che ben rappresentano il centro dell’anima, meta ultima di un viaggio nel labirinto della vita, simboli del Sé divenuto così reale che compenetra anche il corpo, oltre ad anima e spirito. Le gemme sono MATERIA divenuta dura e FORTE MA TRASPARENTE (le finestre di zucchero finissimo anticipavano questo processo?). La perla poi è un notevole simbolo: una preziosità che nasce da una difficoltà, dal fastidio che prova l’ostrica per un elemento estraneo che la fa soffrire.
Se LA CASETTA NEL BOSCO RAPPRESENTA IL NOSTRO CORPO FISICO, l’abitacolo in cui siamo incarnati, non possiamo non riempirci di meraviglia contemplando le ricchezze che vi sono nascoste!
La scena finale si svolge di giorno, non c’è più oscurità. Per tornare a casa stavolta percorreranno UNA STRADA NUOVA: occorre attraversare un FIUME, simbolo dell’eterno scorrere della vita, elemento che compare ora, sotto al sole, e che nella prima parte della fiaba non era menzionato. L’ultimo passaggio presuppone l’acquisizione di un nuovo potenziale: grazie ad un altro uccello bianco i fratellini potranno attraversare l’acqua. Il loro traghetto è un’ANATRA BIANCA: i pensieri scuri e incontrollati che mangiano il nostro pane, la nostra energia, dapprima cedono il posto all’uccellino bianco che indica il luogo della nostra prova: il pensiero riflesso ha ceduto il posto all’intuizione. Il PENSIERO PURO, alla fine, ci traghetterà verso l’altra sponda. L’anatra può muoversi sulla terra, in acqua e in aria, perciò incarna un principio che si trova a suo agio in tutte le sfere della natura, rappresenta un simbolo potente: il pensiero è ormai uno STRUMENTO PREZIOSO, al servizio di chi ha superato il rito iniziatico.
I due fratellini sono degli INIZIATI: hanno superato le prove dei quattro elementi: l’ACQUA, dapprima cucinando nella casetta, ora attraversando il fiume; l’ARIA, conquistandosi la possibilità di aiuto da parte degli uccelli (il pensiero); la TERRA, scoprendo i misteri della casetta, pericolosa ma preziosa; infine il FUOCO, che appare più volte nella fiaba: la fiamma accanto alla quale i fratellini vengono lasciati nei momenti d’abbandono nel bosco, le fiamme dei fornelli e poi del forno in cui si doveva cuocere il pane e che, bruciando invece la vecchia, permette ai piccoli di trovare tesori che garantiranno loro per sempre il nutrimento.
Il simbolo del PANE rappresenta egregiamente i quattro elementi (è impasto di farina e acqua, respiro della lievitazione, fuoco della cottura), è anch’esso simbolo del nostro corpo fisico che va purificato e nobilitato; nella fiaba appare più volte: la porzione di Hansel ridotta in briciole, la struttura della casetta, la cottura nel forno per mangiare Hansel, e poi anche Gretel, quasi fossero anche loro pane. La strega vorrebbe nutrirsi della loro energia vitale, invece è lei, personificazione del male, che bruciando fornirà nutrimento ai bambini.
La madre-matrigna e la nonnina-strega scompaiono, sembrerebbe contemporaneamente, come fossero collegate. Hanno assolto la loro funzione di OSTACOLO NECESSARIO. L’abbraccio del padre accoglie i piccoli trionfatori, ormai ‘iniziati’ ai misteri della vita.
MEDITAZIONE CON I COLORI
Qual è il bosco in cui mi perdo? Dove sento che mi portano i passi mentre vado alla ricerca della mia strada? Ho una tavolozza completa davanti a me. Scelgo dei colori che rappresentino i miei ostacoli, degli altri che simbolizzino il percorso che sto compiendo. Uso una tecnica mista: pastelli e acquerelli.
MEDITAZIONE CON L’ARGILLA
Con l’argilla bianca preparo una lastra che, con la tecnica del bassorilievo o del graffito, rappresenti una casetta. Modello pensando che quella casa mi rappresenta, è il mio corpo fisico, l’abitacolo in cui vivo e sono messo/a alla prova.