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...nel celeste labirinto delle costellazioni celebriamo un momento sacro...

EQUINOZIO DI PRIMAVERA

FRISSO ED ELLE...aggrappati all'ariete dal vello d'oro...

L'arrivo della primavera celebra ogni anno il mistero del rinnovamento, della Resurrezione. In relazione al risveglio della natura in tutte le tradizioni si contempla un dio che muore sì, ma per risorgere.

Il rischio di morte esige che si prendano misure straordinarie: volare là dove sorge il sole sulla groppa di un montone d'oro, dono di Ermes, psicopompo, conduttore di anime, attraversando terre e mari, protetti da una madre nube, impalpabile ma presente.

Questo è il mito attribuito a quella fascia di zodiaco che inizia con il punto gamma sull'eclittica attorno alla terra, momento speciale in cui si snodano i 30 gradi dell'Ariete, dando inizio alla primavera. Equinozio vuol dire 'notti uguali' al giorno. Di lì però sappiamo che prende l'avvio una grande riscossa della luce e il sole diventa sempre più stupendamente forte dando vita a tutto, tirando fuori i germogli dai semi, i fiori dai tronchi intirizziti.

Come uccelli che escono dal guscio ormai stretto e buio, come semi che germogliano vincendo la forza di gravità, così anche Frisso ed Elle trovano il modo di sfuggire alla morte.

I due personaggi del mito scampano parzialmente alla 'regina crudele' che vuole sacrificarli. Elle, la parte femminile della coppia volante, si addormenta e cade in mare. Solo Frisso arriverà a destinazione. Diverrà uno con l'animale sacro, con il suo oro, con il sole nascente... poi però occorrerà un altro sacrificio: l'ariete stesso dovrà dare al cielo ciò che è del cielo (diverrà costellazione) e lascerà alla terra solo il suo rivestimento, preziosissimo certo, ma materiale.

Tutto è in continua trasformazione. L'eterno ciclo di vita e morte continua. Ecco il racconto.

Regnava nella città di Iolco, in Tessaglia, il re Atamante. La sua sposa Nefele era morta lasciando due bambini: Elle e Frisso.

La nuova sposa di Atamante, Ino, per garantire la successione ai propri figli, suggerì al re di sacrificare i bambini a Giove, perché fosse allontanato dalla loro terra il flagello della carestia da lei stessa causata: aveva infatti fatto tostare il grano da semina alle donne di Iolco.

Allora Nefele, che gli dei avevano trasformata in una nuvola leggera, per proteggere i suoi figli mandò loro un ariete dallo splendido vello d'oro. Il prodigioso animale, donatole da Ermes, era capace di volare e parlare; fece salire sulla sua groppa scintillante i due bambini e li condusse in volo nel lontano Oriente.

Durante il viaggio si levò una violenta tempesta, che fece precipitare Elle nelle acque sottostanti con un volo vertiginoso. Da quel giorno quel tratto di mare si chiamò Ellesponto.

Frisso proseguì il viaggio aggrappato al vello dell'ariete che lo condusse in un paese della Colchide, alla città di Ea, in una terra all'estremo est.

Appena mise piede sulla terraferma, Frisso apprese dall'ariete stesso la volontà di essere sacrificato a Zeus. Celebrò la cerimonia e offrì il vello d'oro al re di quella città. La parte invisibile di Crisomallo (questo era il nome del montone) si levò nell'alto dei cieli andando a costituire la costellazione dell'Ariete.

Appesero poi il prezioso dono a una robusta quercia della foresta sacra. Alla sua guardia fu posto un drago che lo difendesse da ogni tentativo di furto.

MEDITAZIONE CON I COLORI

Con la luce del giallo e la forza del rosso creo un nucleo centrale potente, compatto, viaggiante nell'immenso blu in cui si accendono frammenti d'oro, come costellazioni, come specchio della preziosità, anche materiale del mio essere.

Mi rendo conto di come l'oro fisico sia, infine, luce condensata e di come sia migliore il giallo limone acquarello per rappresentare la luce che non l'acrilico metallico dorato. Medito sul mistero dell'oro che può trasformarsi di nuovo in luce stellare se lo leggo come simbolo e non come 'ricchezza materiale'.

Patrizia Favorini