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...nel celeste labirinto delle costellazioni celebriamo un momento magico...

SOLSTIZIO D'INVERNO: LA CAVERNA E IL LABIRINTO
...la mia grotta interiore...

Nel nostro percorso 'iniziatico', quest'anno collegato alle fatiche di Eracle intese come tappe di un labirinto da percorrere, più volte incontriamo l'immagine della grotta (o caverna, o stalla). Il solstizio invernale evoca questo simbolo come luogo di nascita del bambino divino (e non solo nella religione cattolica); l'equinozio di primavera ce lo propone come sepolcro (da cui però si nascerà a nuova vita con la resurrezione): la morte e la nascita non sono che due facce di uno stesso cambiamento di stato.
Era comune, nelle civiltà antiche, credere in un mondo sotterraneo che eroi e divinità avevano varcato per conseguire il loro fine: l'autorealizzazione, la trasformazione di sè in un nuovo individuo.
La caverna, luogo d’elezione dei riti di passaggio, è in relazione col labirinto; non stupisce che, nel VI libro dell’Eneide, sulla porta dell’antro della Sibilla Cumana, sia raffigurato il labirinto cretese, itinerario pericoloso e difficile, dove è facile smarrirsi e nell’oscurità senza fine può nascondersi un orrore inimmaginabile: il Minotauro.
La spelonca iniziatica è immagine dell’universo: il pavimento corrisponde alla terra, la volta al cielo; se in alto vi fosse un’apertura, questa rappresenterebbe "l’occhio della volta cosmica" , "la porta del Sole".
Fra i tanti significati simbolici che suggerisce la caverna non va dimenticata quella col ventre femminile. La terra cava diventa la cripta, la caverna santuario, luogo di generazione, e si associa alla visceralità degli inferi dove la morte diventa agente di nuova vita.
Spesso si trova la raffigurazione del labirinto attorno alla caverna come  difficoltà nel superare i meandri che si disegnano attorno alla grotta sacra; difende  il segreto. il labirinto è dunque una sorta di "guardiano della soglia", di custode del tempio.
Di conseguenza il labirinto si può interpretare come una prova, un "ritorno impedito" che solo pochi riescono a superare. Per questo Mithra e Gesù sono associati all’immagine della grotta e nell’Upanishad si legge che la caverna contiene l’"Atman", lo spirito universale.
La discesa negli inferi di dei ed eroi, quasi sempre collegata ai simboli del labirinto e della grotta, raffigura un processo iniziatico assai diffuso (Enea, Ulisse, Gilgamesh). E' negli antri  che le Sibille ascoltavano la voce del dio. La mitologia sottintende la necessità imprescindibile, per una crescita spirituale, di conoscere se stessi, esplorando le profondità più intime dell’io, centro del microcosmo che è l’uomo: la “più piccola camera del cuore”, il luogo d'unione del Sè e dell'Io, il luogo d'incontro del divino e dell'umano.
E' importante penetrare nella “grotta del nostro cuore” e, tramite la meditazione e la preghiera, silenziare i nostri pensieri, la nostra mente (che mente), come insegna la tradizione esicastica, un sistema di spiritualità che ha alla base l’esychía, parola greca che significa appunto «pace interiore, silenzio».
Ognuno ha una caverna dentro di sè dove ritirarsi quando vuole rigenerarsi.
Dobbiamo imparare ad ascoltarlo questo mondo interiore, abitandolo, rinnovando la scelta di ritornarci sempre più spesso e sempre più a lungo, per trasfigurarci, per imparare a stare nella Presenza consapevole del qui ed ora , a scegliere l’agire invece del re-agire, in assoluta libertà creatrice.

MEDITAZIONE CON L'ARGILLA
...la mia grotta interiore...
Impasto un blocco d'argilla con la consapevolezza che quel materiale è uno con me; realizzo una forma tondeggiante, poi inizio a scavare come cercando il cuore di quella materia; creo un alveo accogliente; faccio un piano nella parte inferiore che possa poi accogliere una candelina; perforo la parte superiore immaginando di creare un collegamento con il cielo. Una volta cotti i buchini lasceranno passare l'aria e la luce.

Patrizia Favorini