memoriadeco
odissea
HOME INFO LINKS
|Scialuppa|
|L'Arca|
|SpecchioCielo|
|Fiabe|

Le 12 fatiche di Eracle come percorso di autoconoscenza

Nei miti sono nascosti messaggi talmente profondi che la coscienza razionale non riesce ad afferrarli; ecco perchè l'intelligenza superiore che vive in noi (e spesso a nostra insaputa!) ha provveduto a dotare l'umanità della capacità di raccontare storie, fiabe, miti usando i SIMBOLI, elementi ch hanno la capacità di sintetizzare in immagini i misteri del nostro essere, che solo l'intuizione può comprendere.
Nel nostro percorso per uscire dal labirinto utilizziamo, per cominciare, uno dei percorsi mitologici più famosi: le 12 fatiche di Eracle verranno a rappresentare le 12 prove che simbolicamente siamo chiamati a superare, porte iniziatiche, persino cosignificanti del percorso zodiacale. Cosa sono infatti le costellazioni se non la proiezione in cielo dei “pensieri dell'anima”, le fiabe, le immagini simboliche dell'umanità bambina? E intendo con 'bambina' non qualcosa di infantile ma ...semplice! Perciò infinitamente saggio.
Le 12 fatiche divengono simbolo della lotta fra l'uomo e la natura nella sua forma più selvaggia e terribile. Il corso naturale della vita è paragonabile ad un processo ciclico a spirale, che sembra riprendere ogni volta sempre uguale a se stesso, ma ogni volta da un punto più in alto: un cerchio che amplia la curva del suo raggio, che ad ogni fine ciclo avanza verso un altro livello. Il ciclo delle fatiche di Eracle  si pone in analogia col lavoro che un iniziato deve compiere su di sé. Il sole, attraverso il suo percorso ciclico, ha sempre ispirato miti e racconti simbolici che rendessero evidenti le fasi del ciclo annuale della natura che erano state codificate nel fluire del sole nei 12 segni zodiacali.  Seguire le tappe del sole dunque attraverso i suoi significati sottintesi ci conduce all’interno di un percorso iniziatico. Superando, segno per segno, gli ostacoli posti dalle 12 prove, Eracle da essere umano imperfetto prende nelle sue mani la natura inferiore, l’assoggetta con la volontà alla disciplina sino a fare emergere la sua natura divina.

Antefatti delle 12 fatiche
Eracle era figlio di Zeus, un dio, e di Alcmena, una mortale. Già in questo possiamo riconoscerci: natura umana e natura divina coabitano in noi. Alcmena era moglie di Anfitrione e insieme ad Eracle partorì Ificle, di natura mortale perchè figlio del marito.
I due fratellini, ancora nella culla, si trovarono alle prese con due serpenti inviati dalla gelosa Era che voleva fosse soffocato il figlio che Zeus aveva avuto da un'altra. Come non pensare alle due spire del Caduceo, oltre che alle due nadi di Kundalini: Ida e Pingala? La forza della nostra colonna vertebrale , se non governata, può diventare un pericolo anzichè una ricchezza. Il piccolo Eracle non ha paura; il suo alter ego, il fratellino mortale sì. La parte divina dei gemelli tranquillamente ha la meglio sui rettili.
Eracle crebbe. La sua eccessiva forza, che ancora non controllava, gli fece commettere gravi errori, di cui si pentì amaramente. Ma l'eroe sa che tra le molte strade si cela una via giusta...
Nel famoso episodio di 'Eracle al bivio' gli apparvero due dee: Eudaimonia, la felicità e Aretè, la virtù. Interessante che anche il misterioso creatore delle lame dei tarocchi lo abbia ritenuto altamente simbolico dell'importante momento della scelta, rappresentandolo nella carta degli 'innamorati'. Il percorso dei ricercatori spirituali ha sempre un bivio iniziale: sentire che esiste un altro modo oltre a quello dell'ovvietà, un 'oltre' più alto...
Eracle sceglie la virtù ma le forze dell'ostacolo si scatenano. Era non demorde: lo fa uscire di senno e in un impeto di follia gli fa uccidere la moglie Megara e i figlioletti. L'episodio appare mostruosamente sanguinario ma va interpretato: quante volte la nostra inconsapevolezza ci fa commettere azioni o prendere decisioni che poi si rivelano dannose, non solo per gli altri, ma per noi.
La via per la virtù è irta di difficoltà. Eracle non si conosce. Deve chiedere aiuto al divino: si reca a Delfi e la Pizia lo fa ritirare per alcuni giorni in una “camera buia” , un vero e proprio ritiro. Infine la sacerdotessa di Apollo (dio solare!) gli svela che dovrà mettersi per dodici anni al servizio dello stolto Euristeo, re di Tirinto e Micene, che gli imporrà dodici imprese. Interessante notare che le prove non gli vengono assegnate da guide autorevoli ma da uno stolto re. Ci troviamo spesso davanti a situazioni che non capiamo, che non apprezziamo ma che, seppur provenienti da fonti apparentemente non stimabili, vanno rispettate e affrontate; hanno un senso per noi anche se non lo si comprende subito. Il divino (qui Apollo) sovrintende alle prove ma si serve delle precarie e imperfette forze terrene per attuare il piano del risveglio umano...

Patrizia Favorini

Le fatiche di Eracle